Ciò che porta al fallimento è l’incapacità di riconoscerlo.
Anche se a nessuno piace, tutti possono sbagliare, e non c’è niente di male in questo, anzi, è grazie agli errori che impariamo ed avanziamo. È importante però essere in grado di riconoscere l’errore. Si è spesso portati a sovrastimare le proprie capacità, e se credere fermamente in sé stessi è estremamente positivo, occorre formarsi adeguatamente prima di lanciarsi in qualunque impresa.
La più comune reazione di fronte ad un fallimento è quella di attribuirlo a fattori esterni, rilasciando scuse per non dover ammettere di aver sbagliato. Si tratta di una reazione piuttosto comune che porta con sé, però, la perdita di una possibilità importante: quella di imparare dai propri errori. Per farlo è necessario acquisire maggior apertura mentale e sapersi mettere in discussione.
Un buon metodo per intraprendere questo percorso è quello di fare domande. Anziché dire “no, questo è impossibile” sarà più istruttivo chiedere perché secondo il nostro interlocutore quel determinato progetto è realizzabile oppure no, arrivando a capire, magari, il perché di una scelta potenzialmente sbagliata o di un errore commesso.
Nell’appassionarsi ed affezionarsi profondamente ad un progetto imprenditoriale, può capitare di perdere completamente di vista le sue reali possibilità di successo e inserimento nel mercato. Rimanere capaci di accettare le critiche costruttive e di riconoscere gli errori compiuti, invece, manterrà desti l’obiettività ed il senso critico, permettendo di modificare il progetto qualora servisse.
Osservare i concorrenti è fondamentale per imparare dai loro successi così come dai loro errori ma, soprattutto, riconoscendoli come fonte di ispirazione quando hanno raggiunto risultati migliori dei nostri.